Rodano settentrionale, Saint Joseph -

 

Domaine Monier-Perréol

Saint-Désirat

Superficie: 10 ha

Varietà: Marsanne, Roussanne, Syrah, Grenache

Viticoltura: Biologico (certificato), Biodinamico (certificato)

I Monier sono una famiglia storica della denominazione Saint-Joseph. Nello specifico ci troviamo al nord di questa denominazione, per inciso sulle alture sopra Saint-Desirat, sul tetto del Rodano, a 350 mslm, nel minuscolo comune di Brunieux.

È una strana e freschissima mattina d’estate di luglio 2022 quando, percorrendo il fiume sulla riva sinistra, noto dei muretti a secco che si innalzano sulla statale D86 che costeggia il Rodano settentrionale. Viti palizzate di syrah che, gradino dopo gradino, muretto dopo muretto, guardano con immensità l’acqua di quel maestoso fiume passare sotto di loro. Salgo in macchina fino all’altopiano di St-Désirat mentre la mente continua a viaggiare cercando di immaginare di chi possano essere quelle vigne senza sapere che, da lì a poco, avrei passato l’intera mattinata a fianco di Guillaume Monier.

I Monier sono una famiglia storica della denominazione Saint-Joseph. Nello specifico ci troviamo al nord di questa denominazione, per inciso sulle alture sopra Saint-Desirat, sul tetto del Rodano (a 350 mslm !!!) nel minuscolo comune di Brunieux.

Varie fasi si sono alternati negli ultimi 25 anni. Jean-Pierre, terza generazione di vigneron, persona sensibile e sicura di sé – molto influenzato dall’insegnamento della sua guru tedesca Maria Thun – nel 1998 ha iniziato a condurre le proprie vigne in biodinamica e nel 2001, la notevole qualità ottenuta è sufficiente a incoraggiarlo a smettere di vendere l’uva alla cooperativa.

Il grande cambiamento arriva nel 2008 quando, i Monier decidono di concorrere insieme alla famiglia Perréol, anche loro ai tempi venditori di uve alla cooperativa. Si forma così il Domaine Monier-Pérreol, unendo le forze (e il parco vitato) arrivando ad avere 11 ha totali, tutti condotti in biodinamica, di cui 9 ha in Saint-Joseph e 2 ha in IGP. Jean-Pierre si ritira nel 2015 lasciando l’eredità al figlio Samuel – che si occupa a tuttotondo della vigna – a cui nel 2019 si aggiunge il fratello Guillaume tornato al Domaine per seguire la parte della cantina, dopo aver fatto svariate esperienze nel Nuovo Mondo, in Italia e in Champagne.

L’incontro con Guillaume è entusiasmante: ragazzo dalle ampie vedute, umile e discreto che dopo poco riesce a concedere sorrisi e ci scambiamo discorsi e idee sulla vinificazione. In mezzo alle botti, ci troviamo subito a parlare dei vini, delle differenze di terroir che circondano la zona limitrofa e della vinificazione in azienda che è cambiata leggermente con il suo arrivo, utilizzando meno solforosa in cantina, raspi solo nelle annate promettenti e solo sui Cru (Chatelet e Terre Blanche).

Guillaume e Samuel sono meticolosi, dall’uva in vigna, alle fermentazioni e all’uso del legno, qui mai nuovo. Quello che vogliono mostrare è la purezza espressiva di un vitigno, come la syrah, e del luogo dove si trovano. Qui sulle alture di Saint Désirat, ho trovato quelli che sono – per me – vini puri, piacevolmente speziati e fruttati e grazie all’altitudine mai grevi e pesanti, ma dolcemente tannici e scattanti.

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