Superficie: 4 ha
Varietà: Cabernet Franc, Chenin blanc
Viticoltura: Biologica certificata e pratiche biodinamiche
“Con qualsiasi tempo, sono nei vigneti. In Alsazia mi dicevano: non esiste il cattivo tempo, ma solo il cattivo abbigliamento”.
La prima volta che assaggiai questi vini era il 2021, e come dicono in Francia è stato un vero e proprio “coup de cœur”.
Approfondire e ad immergersi in questa regione vitivinicola, Bourgueil (un po’ più facile da pronuncia in Francia che in Italia) è bastato poco visto che ci troviamo a pochi chilometri dall’abitato di Saumur.
Questa zona, insieme a quella di Chinon, (dall’altra parte del fiume) apre le danze, per il suo clima e i suoi terreni, ad uno dei vitigni d’eccellenza della Loira, il Cabernet Franc.
Vitigno che in questa zona è capace di regalare vini di grande eleganza, profondità e dinamicità, corteggiandoci nel bicchiere.
Aurélien, originario della Borgogna, ingegnere agrario ed enologo, diplomato a Digione, ha maturato una vasta esperienza sia in Francia che all’estero prima di approdare in Touraine. Ha lavorato in Borgogna, Linguadoca e Alsazia, poi negli Stati Uniti e in Sudafrica e nel 2012 si è stabilito a Bourgueil con una piccolissima superficie vitata di 2 ettari, di cui 1 ettaro a Benais su terroir rinomati. Per quasi dieci anni, quest’uomo iperattivo con il fisico di un maratoneta, ha lavorato al Domaine de la Chevalerie e contemporaneamente come viticoltore. Ogni mattina all’alba andava a lavorare nei suoi vigneti prima di iniziare la sua giornata con la famiglia Caslot. “Ben riscaldato per continuare il lavoro in vigna”, confida, non senza un pizzico di malizia.
Sorridente e un viso abbronzato segnato dalla sua vita all’aria aperta, Aurélien vive nella sua casa di Restigné, adiacente alla sua piccola cantina, dove durante le sue, non frequenti degustazioni, mostra sulla sua mappa le costellata degli appezzamenti di terreno di sua proprietà.
Ad oggi i 4 ettari della fattoria sono suddivisi in ben 20 minuscoli appezzamenti. Le superfici variano da otto are (0,08ha) per l’appezzamento più piccolo a sessanta are (0,60ha) per quello più grande.
La maggior parte delle viti è costituita da Cabernet Franc, mentre per il momento sono state aggiunte solo dodici are (0,12ha!!) di Chenin; “altre dieci are saranno piantate nei prossimi anni”. Le vigne sono distribuite nei comuni di Bourgueil, Benais, Restigné e Ingrandes-de-Touraine.
Con un’idea tutta personale e unica nella regione, Aurelien ha deciso di adottare un concetto dalla sua terra d’origine, la Borgogna. Negli anni con maggior consapevolezza e ampliando la sua azienda di piccolissimi appezzamenti, ha deciso di vinificare separatamente le sue vigne con condizioni pedo-climatiche diverse. Ci mostra così, che anche il Cabernet Franc, con l’aiuto dell’uomo, può essere lo specchio del terroir.
La cuvée Sur les Hauts rappresenta da sola quasi la metà della superficie piantata. È composta da una decina di parcelle di viti su terreni sabbioso-argillosi e argillo-silicei su calcare. È l’unica che combina tutti i tipi di esposizione.
Aurélien Revillot lavora praticamente da solo nella sua tenuta. Certificato biologico dal 2018, segue il calendario biodinamico per i lavori in vigna e in cantina. Per il momento, tuttavia, non utilizza alcun preparato biodinamico. Gli appezzamenti sono lavorati principalmente a mano, per ridurre al minimo l’uso di macchinari agricoli.
I passaggi del trattore sono quindi ridotti a quattro all’anno, per tutti i lavori su alcuni appezzamenti, mentre per gli altri si avvale di un fornitore di servizi equini. “È faticoso, ma è meglio per l’impronta di carbonio e ti tiene in forma!”, dice sorridendo. “Con qualsiasi tempo, sono nei vigneti. In Alsazia mi dicevano: non esiste il cattivo tempo, ma solo il cattivo abbigliamento”.
La conoscenza approfondita di ogni appezzamento gli fornisce gli spunti di riflessione necessari per adattare il lavoro in vigna alle caratteristiche di ogni annata. Le vigne vengono inerbite al centro dei filari e lasciate fino allo sviluppo della spiga, per poi essere rimosse prima della vendemmia. La scelta delle piantine viene rivista ogni anno, in base allo sviluppo di ogni parte del vigneto. Aurélien presta molta attenzione all’equilibrio delle viti; se da un lato non devono soffrire di carenze, dall’altro è attento a non arricchire troppo il terreno.
Ricerca costante
Alcune viti non vengono cimate, ma arrotolate e intrecciate per ridurre lo stress da caldo estivo. Inoltre, secondo Aurélien, questa tecnica ha anche un effetto benefico sui vini, riducendo la durezza e il carico di tannini del Cabernet Franc.
Preferisce potare a marzo per evitare il rischio che le gelate primaverili colpiscano i giovani germogli. Su consiglio di François Dal, ha applicato la potatura Poussard e, per limitare al massimo il numero di ferite da potatura, prima effettua un’ampia scortecciatura.
Sempre alla ricerca di modi per migliorare la viticoltura, ha iniziato a pensare e a ricercare le densità di impianto e i portainnesti in relazione alle riserve idriche disponibili nel terreno. L’acquisizione di due nuovi appezzamenti gli consentirà di avere un laboratorio a cielo aperto in cui testare le sue idee. Con un pizzico di ironia, ammette: “Questo è il mio nuovo terreno di gioco per andare a fondo delle cose da un punto di vista fisiologico”.
Le date di vendemmia vengono decise con gli assaggi degli acini, in base alla qualità delle bucce e dei tannini, ma anche alla salute delle viti, all’osservazione del fogliame e alle previsioni meteorologiche. Le uve vengono raccolte appena prima della maturazione, per evitare aromi troppo pesanti: “amarena piuttosto che prugna”. Le rese medie variano tra i 26 e i 35 ettolitri a seconda dell’annata. Aurélien ha osservato che le vecchie selezioni massali hanno la capacità di assorbire le variazioni climatiche per produrre una resa costante da un anno all’altro. Oltre a questa capacità di adattamento, il materiale vegetale ha una reale influenza sugli aromi presenti nei vini.
Se la viticoltura rimane essenziale per Aurelien, in cantina mantiene gli stessi standard elevati. Il suo credo è: “esprimere il luogo e l’annata evitando un’impronta troppo forte dell’enologo”. Non si tratta di indirizzare i succhi verso un particolare stile di vino, ma di accompagnare le uve verso la loro espressione più fedele.
La macerazione a bassa temperatura varia da tre a sei settimane, a seconda dell’annata e del periodo, ed è più un’infusione che un’estrazione. Domina una pressatura particolarmente lunga, tra le 18 e le 24 ore. L’idea è quella di premere delicatamente la polpa all’interno dell’acino e permettere al succo di passare attraverso le bucce per raccogliere tutte le sostanze nutritive piuttosto che far scoppiare violentemente l’uva. Questo metodo migliora la qualità dell’aroma in bocca.
Durante la vinificazione non viene applicata alcuna regolazione termica. Il legno e il cemento sono preferiti all’acciaio inox. Secondo Aurelien, l’acciaio inossidabile tende a irrigidire rapidamente il succo e a rendere il Cabernet Franc austero e duro.
Tutti i vini vengono fatti maturare per un minimo di 20 mesi in barrique usate dalla borgogna e poi conservati in bottiglia per un periodo compreso tra 6 mesi e 3 anni e mezzo. I tre anni di conservazione servono come polizza assicurativa contro i capricci del tempo, ma danno a Aurelien anche la possibilità di offrire vini Cabernet Franc che hanno perso la severità della loro giovinezza. Questo lungo processo di maturazione rivela succhi intensi, ma attenuati, con tannini levigati.
Le cuvée basate sulle parcelle non sono necessariamente commercializzate nello stesso ordine delle altre.
I vini di Revillot hanno corpi eleganti, elastici e sinceri. Esprimono appieno le varie forme di terroir. Alcuni più salini e fruttati, altri più dinamici e scattanti. Lasciategli il tempo, oltre che in bottiglia anche nel bicchiere per concedersi nel migliore dei modi.
*Si consiglia il servizio in un bicchiere mediamente ampio.