Pierrick è la 6° generazione di una delle famiglie più storiche del comune e possiede 9ha così suddivisi: 25% in denominazione regionale (Bourgogne Aligotè, Bourgogne Côte d’Or e Bourgogne Passetoutgrain), 50% in denominazione di villaggio (3ha di Volnay, 0,5ha di Monthelie e 0,50ha di Pommard e un piccolo appezzamento di Aloxe Corton Village di 0,30ha). Il restante 25% si trova nel Volnay 1er Cru + 0,50ha nel Monthelie 1re cru. Un piccolo mosaico composto da piccole parcelle sparse in questa affascinante Côte de Beaune.
Il padre di Pierrick, Pascal, non ha mai espiantato alcun vigneto e ha mantenuto gli impianti realizzati dal nonno e dal padre. Il compito di Pierrick è quello di mantenere intatta la genetica e di utilizzarla per il reimpianto di nuove parcelle. Le viti più giovani hanno 5 anni e le più vecchie 80 anni, per un vigneto la cui età media è di circa 60 anni.
Pierrick è entrato in azienda nel 2009 all’età di 21 anni e, dopo alcuni anni di affiancamento al padre, nel 2014 ha effettuato la sua prima vendemmia in solitaria senza cambiare nulla, continuando così la tradizione. Nel 2015 ha modernizzato parte della cantina e dei macchinari
In seguito, ha ottenuto la certificazione biologica, anche se da 20 anni non usa più pesticidi sulle sue vigne. Segue il calendario biodinamico per la vinificazione, la svinatura e l’imbottigliamento. Dietro il suo sorriso e la sua sincerità, Pierrick non nasconde che in futuro vorrebbe lavorare le sue vigne in modo biodinamico.
Sempre nel 2016 inizia a comparire la prima etichetta di Pierrick, ad oggi in uso e nel 2020 scompare la storica “Domaine Pascal and Réyane Bouley”.
Nel 2018 ha iniziato ad attuare alcuni piccoli cambiamenti in vigna, dove Pierrick ha deciso di alzare maggiormente i filari nelle parcelle 1er Cru, portando le viti a un’altezza di circa 1,60m, prediligendo le chiome alte, e in tutte le parcelle pratica la “tressage” (vedi foto), cioè l’arrotolamento dei tralci invece di coprirli, questo per aumentare la fotosintesi e l’apparato fogliare, non tagliando le chiome della pianta. Grazie a questa tecnica, da un lato la pianta non subisce stress in primavera e si ottengono acini più piccoli, dall’altro, al culmine della stagione, la pianta smette di crescere e dedica tutte le sue energie alla maturazione di questa “unica” generazione di uva. In breve, meno uva, acini più piccoli e una concentrazione, nel vero senso della parola, della maturazione del frutto. Il risultato è meno succo ma “ancora più qualità”, spiega Pierrick.
Attualmente Pierrick si sta concentrando interamente sui vini, cercando di ottenere l’espressione più pura di uno dei terroir più famosi al mondo degli ultimi anni.