Borgogna, Côte de Nuits -

 

Domaine Coquard Loison-Fleurot

Flagey-Echézeaux, Vosne-Romanée

Superficie: 8 ha

Varietà: Pinot Noir

Viticoltura: Biologica non certificata

Thomas Collardot (classe 1984) è ora l’uomo responsabile dei vigneti e della cantina e sta portando questo dominio dal sonno profondo a sotto i riflettori. Lavora con la sua famiglia dal 2005, è un ragazzo tranquillo e rilassato che, lontano dalle luci della ribalta, ha potuto affinare il suo mestiere.

Quello che colpisce dei vini di Thomas, sono la mineralità, che riesce ad esprimere come in alcuni terroir di stampo roccioso, come Clos de la Roche o Clos saint Denis

 

Flagey Echézeaux è un finage (frazione) del comune di Vosne Romanée. Si trova ai piedi del Clos Vougeot, tra Vosne-Romanèe e Chambolle Musigny.

Il nome può ricordare qualche vigna. All’interno di questa piccola frazione troviamo 2 dei grand cru più noti della Borgogna: Echézeaux e Grand Echézeaux.

Secondo Claude Courtépée (1721-1781), Flagey è stato annesso a Vosne nel 1121 e dipendeva dalla sua giurisdizione.

Il Domaine Coquard Loison-Fleurot, che per praticità viene comunemente chiamato “CLF” come riportato anche nello stemma aziendale, ha una ricca storia vitivinicola. Le famiglie Coquard e Loison-Fleurot, si sono riunite per formare l’azienda e successivamente la famiglia Fleurot si è unita alla partnership. Rispettivamente la famiglia Coquard, dal lato di Thomas Collardot e la famiglia Loison-Fleurot dal lato di Claire Fleurot.

Questo consolidamento ha permesso di unire le loro competenze e risorse, rafforzando la loro posizione nel panorama vinicolo della Borgogna. Il domaine beneficia di vigneti di prim’ordine in diverse denominazioni rinomate, tra cui Vosne-Romanée, Morey St Denis, Gevrey Chambertin e Chambolle Musigny.

Sin dal 1900, hanno coltivato vigne nei più grandi terroir e venduto uva ai négociant, imbottigliando solamente un terzo della loro produzione, ma quando questi contratti hanno iniziato a scadere nei primi anni 2000, la famiglia ha iniziato a riprendere in mano la produzione e nel 2010 è entrato ufficialmente Thomas Collardot per supervisionare i compiti di vinificazione. È raro incontrare un domaine che possiede vigne e allo stesso tempo vanta invidiabili proprietà di grand cru.

Thomas Collardot (classe 1984) è ora l’uomo responsabile dei vigneti e della cantina e sta portando questo dominio dal sonno profondo a sotto i riflettori. Lavora con la sua famiglia dal 2005, è un ragazzo tranquillo e rilassato che, lontano dalle luci della ribalta, ha potuto affinare il suo mestiere.

Il Domaine CLF coltiva vigne da molti anni e per questo beneficia di un ottimo materiale vegetale, infatti la maggior parte delle viti risale agli anni ’50 o precedenti, con una selezione di pinot di qualità e su ottimi portainnesti.

La maggior parte delle viti in Grands Echézeaux risale al 1929, parte del Clos de la Roche al 1933 e del Clos St-Denis al 1937. I vigneti sono arati e gestiti in modo biologico, ma non in modo prescrittivo

Il parco vigne di questo domaine dalle nobili radici è sbalorditivo. Si può spaziare tra i village e i Grand Cru più importanti della Cote de Nuits.

Quello che colpisce dei vini di Thomas, sono la mineralità, che riesce ad esprimere come in alcuni terroir di stampo roccioso, come Clos de la Roche o Clos saint Denis.

 

Come anticipato, i metodi di Thomas Collardot nel corso degli ultimi 15 anni si sono sempre più affinati. Il suo uso prudente di grappoli interi genera vini molto complessi sia nello spettro olfattivo che gustativo, poiché non ha paura di dare ai suoi vini un po’ più di macerazione.

Ha iniziato con l’annata 2017 utilizzando il 10% di grappolo intero ma solamente in 2 o 3 vini, fino ad arrivare ad oggi utilizzandone il 30% sulla maggior parte delle cuvèe. I vini dopo la fermentazione vengono trasferiti in legno per 18 mesi senza travasi, rifiniture o filtrazioni.

Negli ultimi anni ha perfezionato anche i legni, allontanandosi dal 100% di legno nuovo e avvicinandosi, come per l’annata 2022, al 25/30% per i village e i 1er cru e 50% per i grands cru, tranne che per il Clos St. Denis e i Grands Echézeaux che ne vedono circa due terzi, dato che in genere hanno 3 barrique di produzione.

Thomas afferma con sicurezza “ai miei vini serve il giusto tempo per esprimersi sia in bottiglia che nel bicchiere” come si può evincere anche dai lunghi affinamenti in cantina ma sanno regalare affermata piacevolezza di bevuta anche da giovani.

Vini incentrati sul frutto, senza essere austeri o monocorde, facendo gioire gli appassionati bevitori per la loro complessità olfattiva e gustativa.

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